Category Archive Varie

LA CREAZIONE DEL SOCCORRITORE

Dio stava creando il soccorritore, era al suo 6°giorno di lavoro straordinario ed ecco che un angelo apparve e disse:”ci stai mettendo bel po’ a fare questa creatura!!!”. Il Signore rispose: “hai letto i requisiti per farlo? Un soccorritore deve essere in grado di recuperare una persona ferita nell’oscurità, in un dirupo ricoperto d’erba umida, entrare in case in cui un’ispettore d’igiene nemmeno si permetterebbe di entrare, senza un filo fuori posto sulla divisa, deve essere in grado di sollevare tre volte il suo peso, strisciare dentro auto accartocciate dove è presente a malapena lo spazio per respirare, consolare un familiare disperato, mentre pratica manovre rianimatorie al suo caro, già sapendo che non respira più; deve essere al proprio massimo della condizione mentale in ogni momento, andando avanti a caffè, pasti consumati a metà e niente sonno; deve avere 6 paia di mani”. L’angelo scosse la testa e disse: “6 paia di mani? Non c’è modo di farcele stare!!!”. “Non sono le mani a dare a problemi” – rispose il Signore – “ma le 3 paia di occhi!”. “Tre paia sul modello standard” – chiese l’angelo. Il Signore annuì: “un paio per controllare la presenza di ferite, un’altro paio qui sui lati della testa per controllare la sicurezza dei colleghi, il terzo paio per guardare una vittima sanguinante dicendo: “tutto a posto, non si preoccupi”, pur sapendo il contrario.”Signore” – disse l’angelo con tono di voce che denotava ancora più rispetto – “ora devi riposare un po’ e continuerai domani”. “Non posso” – disse il Signore – “ho già un modello in grado di convincere un ubriaco di 120 kg ad uscire dall’auto senza provocare incidenti e collaborare con il personale di pronto soccorso che non sempre è molto gentile”. L’angelo girò lentamente intorno al soccorritore, poi chiese: “posso pensarci io?”. “Certo” – disse il Signore – “lo si deve rendere capace di indicare i sintomi di più di 100 malattie, deve sapere usare tutte le attrezzature, medicare ferite, continuare le rianimazioni cardiopolmonari, anche in condizioni ambientali che farebbero tremare qualsiasi persona, senza per questo perdere il buon umore; questo modello deve avere il controllo formidabile di se stesso: dovrà operare con traumatizzati gravi, convincere anziani spaventati a fidarsi di lui, confortare una famiglia ed infine leggere sul giornale solo che i soccorritori non hanno raggiunto in tempo una casa per evitare la morte di una persona”.
Una casa in una via senza cartello che indicasse il nome, senza numero civico e senza che il chiamante lasciasse un numero da ricontattare. Al termine l’angelo si piegò sul soccorritore e passò un dito sulla guancia: “c’è una perdita” – esclamò – “l’avevo detto che stavi mettendo troppe cose in questo modello!”. “Non è una perdita” – disse il Signore – “sono emozioni sepolte per le persone che ha tentato di salvare credendo di riuscire a fare la differenza tra la vita e la morte!”. “Sei un genio” – sussurrò l’angelo – il Signore lo guardò serio e disse: “non gliel’ho messo io…”.

 

10378547_970565689622134_7588320416318544247_n

TRATTA DAL WEB

Presentato il nuovo magistrato della Misericordia di Castelnuovo

Venerdì 6 Febbraio 2015 si è tenuta presso la sede della Misericordia di Castelnuovo di Garfagnana la cena di presentazione del nuovo Magistrato a cui erano invitate le Misericordie della zona; presenti le Misericordie di Careggine, Vagli, Camporgiano e del Barghigiano.
Dopo la cena Alessandro Biggeri, il nuovo Governatore della Misericordia di Castelnuovo di Garfagnana, ha iniziato un discorso incentrato sull’importanza della cooperazione tra le varie associazioni pur preservando ognuna la propria autonomia a livello interno, per  avere un’interfaccia  più forte e competitiva nei rapporti con interlocutori come la ASL, in modo da poter fronteggiare uniti le varie problematiche che si possono verificare.
La serata è stata, oltre al momento conviviale in cui ognuno ha raccontato esperienze passate e aneddoti, un’occasione per confrontarsi e per cercare di arrivare ad avere una sinergia tra le varie associazioni in modo che, in un futuro prossimo, si possa arrivare a immaginare di far parte di un’unica grande realtà capace di dare un migliore servizio su tutto il territorio. Ogni misericordia presente ha espresso la volontà di raggiungere tale obiettivo, impegnandosi a partecipare ad incontri successivi sull’argomento.

 

Memorie di un volontario del soccorso: “Quando affronti quello che non ti aspetti”

Un caldo sabato di giugno, il pomeriggio trascorso a presidiare un evento sportivo e la sera turno in sede. Appena il tempo di dare comunicazione alla C.O. (Centrale Operativa 118) della nostra disponibilità, squadra di B composta da due volontari, ed ecco che squilla il telefono. La collega risponde e dalla sua espressione capisco che la cosa è grave. Riagganciato l’apparecchio giusto il tempo di dire:
“Corriamo, è un codice rosso, un bimbo aggredito da un cane!” e siamo già proiettati verso il garage, ovviamente lasciando nel piatto le due succulenti margherite appena sfornate. Il target (luogo dove è accaduto l’evento) è a poche centinaia di metri, giusto il tempo di mettere in moto l’ambulanza e nel giro di pochi minuti siamo sul posto.

La scena che si presenta è di quelle che non si dimenticano, soprattutto se è il tuo primo rosso pediatrico:  persone che si sbracciano per indicarti il luogo, parenti, amici e vicini di casa tutti a cercare di capire come può essere successo, come in pochi secondi quella che doveva essere una serata di svago sia diventata un incubo per una famiglia di un piccolo paese di provincia; non c’era stato nessun avvertimento da parte dell’animale in passato.

Eccoli sono loro, il piccolo avvolto in un accappatoio è tenuto tra le braccia del padre. Appena arrestata l’ambulanza la collega scende, mentre io comunico “target raggiunto” alla centrale operativa. Invitiamo il padre ed il bambino a salire sul mezzo nell’attesa dell’automedica che, precedentemente allertata dalla Centrale Operativa, sta raggiungendo l’obiettivo. Grida, pianto e disperazione sono ciò che ci circonda mentre iniziamo a prenderci cura del piccolo, il cui viso è completamente bagnato da lacrime mescolate a sangue.

L’adrenalina in quei momenti fa trovare un coraggio che mai avrei creduto di avere, pur essendo consapevole che prima o poi in questa professione, anche se il mio vero lavoro non è, qualcosa del genere sarebbe accaduto; ma mai avrei immaginato di quanto sia difficile affrontare il dolore di una creatura di due anni e mezzo.

Passano i minuti, interminabili in quei frangenti in attesa dei rinforzi, mentre cerchi di prenderti cura anche dei familiari con parole di conforto, fin quando una sirena riesce a spezzare l’angosciosa attesa, ecco il medico e l’infermiere. Dopo aver dato un’occhiata alle ferite riportate ed un breve colloquio con i genitori del bambino in merito alla gravità, decidiamo di partire. I circa quaranta chilometri di strada che ci separano dall’ospedale sembrano non passare più tra chi non ci vede e non ci sente arrivare alle proprie spalle, mentre per fortuna c’è sempre qualche utente della strada che ogni tanto dal retrovisore si rende conto che è in arrivo un mezzo di soccorso che chiede di poter passare.

Giunti al P.S. (Pronto Soccorso), stranamente deserto di sabato sera, tiro un respiro di sollievo e dentro di me ringrazio, come da una vita non mi capitava, tutte le divinità per aver fatto si che, lungo il tragitto, tutto sia filato liscio; ora i medici sapranno come prendersi cura al meglio del bambino. Per un po’
rimaniamo in attesa, sperando in qualche notizia positiva, mentre veniamo a sapere che sarà trasferito in un centro specializzato, quindi non ci resta che salutare i genitori con la promessa che nei giorni successivi ci terremo in contatto, in paese tutti ci conosciamo. La strada del rientro è una sorta di debriefing, proviamo a ricostruire la scena che ci è stata raccontata, ma ancora non ci è chiara la reazione del cane che, come ci è stato detto, si è sempre preso cura del suo piccolo padrone.

Rientrato tra le mie quattro mura non posso fare a meno che rivivere ogni istante, un sorta di baco si è insinuato nella mia testa ed il cervello elabora informazioni a più non posso; cerco su internet notizie in merito all’aggressività dei cani nei confronti di bambini, ma niente lascia intravedere come a distanza di più di due anni dalla nascita del piccolo quello che era, da circa due lustri, il padrone del territorio si possa essere trasformato in belva feroce, fin quando una piccolissima lampadina si accende nella mia materia grigia, il piccolo da pochi giorni ha un fratello, eh già… Vuoi vedere che la gelosia non manifestata prima d’ora si è scatenata proprio in questo maledetto sabato sera?